PRIMA L’AUTONOMIA

Né scimmiette né grilli parlanti. Resistenza e lavoro.

Diritti vs Opportunità – fermare lo spopolamento

 

L’Italia non è solo pianura e città; le aree interne rappresentano una parte ampia del nostro Paese interessando tre quinti del territorio e poco meno di un quarto della popolazione nazionale.

Non c’è quindi solo un problema di crisi demografica (dati Istat al 2065: Italia – 6,5 milioni di abitanti, Mezzogiorno – 3,4 milioni di abitanti) ma anche di distribuzione della popolazione con ricadute negative sull’offerta dei servizi pubblici e sui principali diritti di cittadinanza: sanità, istruzione, mobilità. C’è una forte interconnessione tra welfare, sviluppo e lavoro.

Lo stesso progetto avviato dal Ministro Barca, nell’ambito della Strategia Nazionale per le Aree Interne, individua in Italia 72 aree comprendenti 1.077 Comuni, per 2.072.718 abitanti (dato al 2016), interessando un territorio di 51.362 kmq.

La particolarità della Basilicata è quella di essere totalmente un’area rurale e prevalentemente area interna e senza città forti in grado di assorbire, come in altri contesti territoriali, lo spopolamento dei piccoli comuni.

Se da una parte è un errore non parlare di crisi demografica per il timore di un giudizio sulla classe dirigente, dall’altra credo sia un errore osservare il problema con lenti provinciali e demagogiche.

Il lavoro avviato dalla Prima Commissione del Consiglio Regionale sul regionalismo differenziato vuole evitare che si faccia come la scimmietta del “non vedo, non sento, non parlo”, ma anche come il grillo parlante semplificando soluzioni e pensando che tutto si risolverà con un ‘Vaffa’ o con un ‘Tutti a casa’.

La riflessione avviata intorno alla possibilità di una maggiore autonomia (comma 3 art. 116 della Costituzione) è il tentativo da un parte di modellare al meglio l’organizzazione dei servizi pubblici, organizzando per i prossimi dieci anni una maggiore “resistenza”, e dell’altra far crescere opportunità a partire dalle nostre risorse naturali.

Una maggiore autonomia non può essere la ‘secessione dei ricchi’, come l’ha chiamata il prof. Gianfranco Viesti, delle Regioni del Nord contro quelle del Sud ma si può realizzare nel solco della Costituzione che garantisce a tutti diritti e livelli essenziali delle prestazioni .

Un maggiore autonomia può essere valutata per rendere più efficaci alcune politiche in particolare per le aree interne.

Non possiamo applicare sui diritti di cittadinanza (istruzione, salute e mobilità) gli stessi parametri utilizzati in una grade città. Per questo abbiamo bisogno di più flessibilità per i prossimi anni per proteggere diritti e posti di lavoro nella scuola, nella sanità, nei trasporti.

La resistenza ci consente di tirare un po’ il fiato e nel frattempo ripensare un modello di sviluppo, di crescita e di benessere per i lucani.