“…L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera…”, scriveva Antonio Gramsci.
E sommessamente aggiungo ci si porta la responsabilità.
Tutto i riflettori puntati sulla campagna vaccinazioni. Giusto, ci mancherebbe. Ma nel frattempo la vicenda petrolio è scomparsa dal dibattito politico e mediatico.
È ormai da 10 giorni che la Giunta regionale della Basilicata ha dato il via libera al rinnovo decennale della concessione ENI in Val d’Agri. Nel merito ho già scritto ieri e per la verità ancora nessuna smentita.
Non ci ritorno se non per un aspetto che opererà potentemente nella storia e tra qualche anno non permetterà a nessuno di dire – cittadini, politici, media – che non sapevamo. Non si potrà dire non sapevamo. Oggi l’indifferenza sta operando.
Il rinnovo decennale della concessione ENI con le modalità di cui ho parlato scadrà nel 2029. Siamo al 2021, mancano 8 anni. Anzi ancora di meno. Si, si molti meno anni mancano per determinare un processo di riconversione industriale che bonifichi un territorio, salvaguardi ambiente, salute, lavoro, imprese ed economia locale.
La legislatura regionale finirà nel 2024, a cinque anni dalla scadenza della concessione ENI. Se questa esperienza politica dovesse andare avanti anche dopo il 2024 dubito che nei mesi successivi si vorrà mettere mano ad una riconversione ed a una transizione energetica, indirizzandola. Se nel 2024 un’altra guida della Regione dovesse essere possibile, fermo restando comunque un contesto politico e di governo nazionale sensibile al tema, ci vorranno mesi fin quando si potrà pensare ad uno spegnimento dell’impianto a Viggiano.
E non puoi spegnere da un giorno all’altro per l’impatto che ciò determinerebbe sulla vita delle persone e sul sistema di risorse finanziario generato dall’attività estrattiva. Sarebbe evidente il conflitto tra salute e lavoro. Vincerebbe il lavoro.
Questo accordo ha messo sotto scacco la Basilicata perché senza “avere in mano” la concessione – da concedere a determinate condizioni – non ci sarà il tempo per un forte indirizzo sulla transizione energetica ed ENI, a partire forse proprio dal tema “idrogeno”, manterrà impianti e forte condizionamento nelle scelte future.
È importante sapere che la politica ha perso un’occasione e mi spiace dirlo anche i media per tenere alta l’attenzione dell’opinione pubblica.
Non si tratta di essere no triv ma di trovare equilibri e compromessi più sostenibili per il territorio dentro un mondo che nei prossimi anni presenterà ai nostri figli il conto di un forte debito ambientale.
Già con l’art 38 dello Sblocca Italia – che non siamo riusciti a smontare tutto – si è detto a Total potrai operare per 30 anni. Pensante il peso che il futuro si porterà addosso. Ovviamente il peso sarà sulle spalle dei nostri figli.
“…L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera…”, scriveva Antonio Gramsci.